Il divieto di morire è un fenomeno politico sociale in cui viene approvata una legge che afferma che è illegale morire in uno specifico territorio, comune, città o anche un'isola.
Il primo caso di proibizione della morte avvenne nel V secolo a.C., sull'isola greca di Delos; qui morire era proibito per motivi religiosi.
Oggi invece, nella maggior parte dei casi, il divieto di morte è una risposta "umoristica" alla mancata approvazione da parte del governo dell'ampliamento dei cimiteri comunali o alla concessione di territori per realizzarne di nuovi.
Succede in Europa (Spagna, Francia, Italia), ma anche in Giappone e in Brasile.
Itsukushima è un'isola del Giappone conosciuta come "Isola Santuario", in quanto è il sito dell'omonimo santuario, patrimonio mondiale dell'UNESCO. Per mantenere la purezza dell'isola, dal 1878 le sepolture (e quindi le morti) e le nascite sono vietate: le donne incinte dovrebbero ritirarsi sulla terraferma con l'avvicinarsi del giorno del parto, così come i malati terminali o le persone molto anziane la cui morte è diventata imminente. Questa usanza è nata dopo la battaglia di Miyajima del 1555, quando il comandante vittorioso fece trasferire i corpi delle vittime sulla terraferma e ordinò che il campo di battaglia fosse ripulito dal sangue versato, al punto che gli edifici sono stati ripuliti e il terreno intriso di sangue è stato rimosso dall'isola.
Lanjarón è una città spagnola di circa 4000 abitanti, in qui la morte è stata proibita, o meglio, sconsigliata. Il cimitero presente nel villaggio è pieno, e così il sindaco ha emanato una legge per cui non si potrà morire fino a quando il governo non acquisterà un terreno per un nuovo cimitero. Il sindaco ha spiegato che questa particolare legge è la sua risposta ai politici che lo esortano a trovare una soluzione rapida per un problema di lunga data.
A Longyearbyen, in Norvegia, non è illegale morire, ma non ci sono opzioni per la sepoltura: i residenti malati terminali vengono portati a Oslo per vivere i loro ultimi giorni. Questo accade perché i corpi dei cittadini morirono durante la pandemia influenzale del 1918 non si sono decomposti a causa del permafrost e si teme che i corpi contengano ancora ceppi attivi del virus.
Biritiba Mirim è un comune brasiliano dello Stato di San Paolo. Nel 2005 il sindaco ha presentato un disegno di legge pubblico per rendere illegale la morte delle persone che vivono nella città. Questa decisione è stata presa, come per altri casi simili, perché il cimitero è pieno, ma anche perché i cittadini hanno "scarsa cura della propria salute", che li rende più vulnerabili alla morte. Nonostante ciò, la legge non è ancora stata approvata, e nessun nuovo cimitero è stato creato, lasciando la situazione in sospeso.
Sellia è un comune italiano della provincia di Catanzaro in Calabria, in cui dal 2015 è vietato ammalarsi e morire. Il divieto è stato imposto dal sindaco, Davide Zicchinella, come monito a prendersi cura della propria salute. Questa insolita decisione deriva dalla volontà del sindaco di combattere lo spopolamento e l'abbandono, che include ovviamente la sopravvivenza dei suoi abitanti. Sembra che l'iniziativa abbia prodotto in breve tempo risultati positivi in termini di prevenzione sanitaria.
Nel sud della Francia tre città hanno vietato la morte come protesta per la difficoltà a ottenere permessi per ampliare il cimitero locale, attualmente pieno. La prima città a dare "l'esempio" è stata Le Lavandou nel 2000, a cui sono seguite Cugnaux e Sarpourenx.